Il motore di ricerca degli studiosi di Seneca
Personaggio: Zenone
Seneca (tr. italiana di Augusto Panciera)
Muovendo dalla preliminare constatazione che lo stoicismo è più una ricetta di felicità che una morale vera e propria, si applica tale discorso all’opera di S., volta soprattutto nella maturità all’affrancamento dell’uomo da paure ed errori; a questo esito si perviene mediante il binomio volontà-intelletto: la coscienza del male o del bene è anzitutto un fatto intellettuale che in ultimo richiede la ratifica della volontà; fondamentali sono inoltre pratica ed esercizio, miranti al consolidamento dell’indole sulla strada della saggezza, che presenta livelli diversificati: anche tra i progredienti sussistono differenze; l’aspirazione alla vita onesta trae origine dalla natura stessa che semina in ognuno i “germi” della virtù suscettibili di sviluppo solo grazie alla ragione.
I metodi pedagogici nelle Lettere a Lucilio di Seneca
autoeducazione come opera di volontà che l’individuo adulto compie su se stesso; studio di PST in chiave pedagogica secondo due interpretazioni: 1. teorizzazione della pedagogia stoica attraverso la concretizzazione di metodologie e programmi reali 2. testimonianza diretta della realtà maestro/discepolo attraverso: a. Lettera filosofica con funzione conativa b. Meditazione come strumento di conquista dell’autonomia morale c. Exemplum per dimostrare l’utilità e la veridicità dei praecepta
The dual citizenship of the Roman Stoics
La dottrina di S. della doppia cittadinanza ( doppia in quanto, contemporaneamente, membri di uno stato e della comunità universale di uomini e dei) ha radici nell’opera di Zenone che promuove una società ideale in cui tutti sono saggi, uguali, moralmente buoni e in armonia grazie alla propria Virtù. S. ricongiunge la dottrina di Zenone con la realtà della vita pubblica romana, con gli officia tradizionali della classe senatoriale.
Les Lettres à Lucilius: la transparence inaccessible?, in Dire l’évidence (philosophie et rhétorique antiques), textes réunis par Carlos LÉVY et Laurent PERNOT
il pensiero di S. oscilla tra due opposti poli: la capacità della ragione umana di porre rimedio agli errori e la credenza in un principio divino, fonte di verità assoluta, capace di vincere ogni male
Natura vs uomo nella tragedia di Seneca
valore semantico del termine natura nella tradizione stoica e in S.; l’adesione di S. alla visione di Crisippo; il rapporto uomo-natura nelle opere filosofiche e in TRG: in queste ultime si delinea un “anti-sistema” in cui l’uomo va contro la natura e la realtà risulta essere caotica e antiprovvidenzialistica; tale anti-sistema si risolve comunque in un equilibrio complessivo, perché lo stoicismo non ammette dualismi bene-male al proprio interno
Seneca’s afschaffing van de slavernij
analisi dei testi di S. relativi alla schiavitù come realtà sociale e come metafora filosofica; i concetti di schiavitù reale e metaforica nelle opere di S.
Il concetto di causa nella filosofia ellenistica e romana
la dottrina della causalità, con particolare riferimento alla nozione di causa attiva e efficiente; la concezione stoica della causalità; testimonianza di Cicerone; critica di Carneade; la teoria della causalità in S. (pp. 4533-4538): esame di PST 65, con la contrapposizione di due modelli alternativi di causalità (platonico-aristotelico da un lato e stoico dall’altro); dipendenza di tutte le cause da quella efficiente (la ragione che agisce, cioè Dio); giustificazione di tale tesi in base ai fondamenti della fisica zenoniana; dimostrazione della validità della fisica stoica: la teoria della causa unica ed efficiente è il modello più valido di interpretazione dell’ordinamento del cosmo; utilizzazione della dottrina della causalità per spiegare il rapporto tra bene e ricchezza in PST 87; conformità della distinzione senecana delle cause a quella presente in Cic. fat.; ulteriori sviluppi della dottrina della causalità in Clemente Alessandrino
Sénèque et la divination
a fronte di un mondo, qual è quello concepito dagli Stoici antichi, retto dal fato, cui ogni cosa ottempera in una dimensione di ineluttabilità, perde di peso la possibilità di scrutare il futuro attraverso la mantica, pur legittimata da Zenone, Cleante, Crisippo; poiché tutto si risolve in una sostanziale adiaforia, ciò cui l’uomo deve rivolgersi è la virtù.
Pathos nello stoicismo romano
le passioni nel pensiero stoico e la loro terapia; le posizioni di S. sulla cura delle passioni e le loro relazioni con le fonti stoiche greche, soprattutto Crisippo; l’ortodossia stoica di MRC; la dottrina stoica delle passioni nel I secolo d.C. è maggiormente semplificata rispetto a quella crisippea; gli esiti della questione in Epitteto e Marco Aurelio