Il motore di ricerca degli studiosi di Seneca
Personaggio: Tito Lucrezio Caro
Problemi colometrici negli anapesti senecani e «sense-correspondence». L’esempio di Thyestes 938-956
difesa dell’analisi delle monodie anapestiche senecane mediante il criterio della corrispondenza fra unità metrica, contenuto e sintassi; status quaestionis sull’uso della “sense-correspondance” per l’edizione del testo di TRG, con particolare attenzione all’uso fattone da Fitch (cfr. 2004.12; 2004. 46; 2004.95); indagine sull’applicazione dei criteri di Fitch a THS 942-956: la sua proposta di riconoscere varie monodie nella sequenza metrica (contro Zwierlein, cfr. 1986.8 ; 1986.86) introduce una frammentazione del ritmo più confacente a esprimere l’emotività del monologo di Tieste; tavola comparativa di Zwierlein e Fitch per THS 938-956
Posidonio e le origini dell’architettura: contributi al testo e all’esegesi di Sen. ep. 90,7 e di Isid. orig. 15,2,6
in PST 90,7 leggere sparsos et cavis tectos invece di sparsos et aut casis tectos; dalla tradizione letteraria risulta infatti che la presenza di capanne mal si concilia sia con un regime di vita errante e ancora non comunitario (sparsi), sia con i rifugi naturali elencati subito dopo nel corso del paragrafo. Sempre sulla base di tale tradizione in Isid. orig. 15,2,6 si propone di emendare naturali sollertia speluncis silvestribus tegumentis relictis tuguria sibi.
“Esalare l’anima”: da Omero a Seneca, tra letteratura e filosofia
nel secondo coro di TRD si possono individuare tracce di concezioni epicuree attinte da Lucr. III e una probabile eco di Hor. Carm. III,30,6-7, ma soprattutto l’impiego di un fortunato motivo omerico, la fuoriuscita dell’anima dal corpo, un’immagine usata non per esprimere la sopravvivenza dell’anima dopo la morte, ma la sua vanificazione nel nulla.
Tra Ovidio e Seneca: la traccia dell’epos di Pitagora nel programma filosofico delle Naturales Quaestiones
nella prefazione di NTR III Seneca appare non solo contemplare il cosmo, ma svolgere su di esso una vera e propria azione demiurgica, imitando la precedente poesia didascalica (in particolare Ov. Met. 15) e nel frattempo contrapponendo ad essa la propria prosa scientifica, che raggiunge in tal modo il sublime stilistico
Seneca and Felicio: Imagery and Purpose
Individuazione dei temi retorico-letterari presenti in PST 12,1-3 che investono il prologo della lettera di una forte valenza simbolica in virtù della quale esso rappresenterebbe il cammino di Seneca verso l’accettazione della vecchiaia; in tale prologo Seneca ricorre a due mezzi largamente impiegati nel resto dell’epistolario: lo spunto alla riflessione suggerito da un fatto quotidiano (pur artisticamente elaborato) e l’ironia dell’autocritica.
Il volo di Fetonte da Ovidio a Seneca
Seneca contestualizza Ov. Met. II,63-69;79-81 all’interno di PRV in modo tale da costruire una sorta di prosimetro e la sua lettura del volo di Fetonte come lodevole prova di virtù non deve considerarsi il frutto di un rimaneggiamento di Ovidio, bensì di una lettura selettiva del testo poetico (forse filtrata dal ricordo di Trist. IV,3,65-76), in sostanziale continuità con l’immagine di Fetonte data dal poeta, anch’essa nobile e positiva.
Seneca e la semantica della pienezza
Partendo dalla sententia mortem plenus expecto (PST 61, 4) esame della storia e delle variazioni del topos “bisogna abbandonare la vita come gli invitati sazi lasciano il banchetto”; la pienezza di vita si ottiene attraverso lo svuotamento dalle preoccupazioni