Il motore di ricerca degli studiosi di Seneca
Personaggio: Teseo
Opposizione e composizione dei personaggi nel finale della Phaedra di Seneca
PHD 1199-1200, attribuiti dai mss. a Teseo o a Fedra, sono probabilmente pronunciati da Fedra, per il metro e l’uso di noverca; individuazione di riprese di stile e contenuto tra il monologo di Fedra e quello di Teseo e tra questo e la precedente maledizione di Ippolito; la morte di Fedra non è stoica e non espia totalmente la colpa, mentre Teseo si evolve nel corso di PHD ed alla fine è consapevole dei suoi peccati, scegliendo la vita come punizione; l’identità fra Teseo ed Ippolito esclude la loro compresenza sulla scena; il centro del nefas di PHD è costituito dal legame che stringe i tre familiari, che violano la pietas reciproca in maniera più o meno cosciente.
Theseus’ curse at the end of Seneca’s Phaedra. A study of the endings and the scenes of persuasion in Senecan tragedies
numerose tragedie di S., in particolare PHD, HFU e DPS, terminano con un’improvvisa maledizione; ciò rende impossibile la lu/sij catartica che caratterizza il teatro greco per Aristotele; in S. il nefas o crimen permangono infatti come cifra definitiva del tragico; ciò si evince anche dalle scene in cui chi si è macchiato di un delitto difende con ostinazione il suo comportamento
Il nostos nel teatro di Seneca: la struttura dell’inversione
la struttura del nostos (adventus) e il modello odissiaco; S. e lo schema relativo al riuso del ritorno dell’eroe; i modelli greci; il ritorno come segno della rinuncia all’azione.
Poesia e filosofia in Seneca tragico. La Fedra
stoicismo, furor, ratio e libertà di scelta in PHD; finalità didascalica di TRG
Aspetti drammaturgici della Fedra senecana
carattere teatrale di TRG; analisi del prologo di PHD
La fine dell’Ippolito di Euripide, Ovidio e Seneca e il problema dell’ambientazione dei due Ippoliti euripidei
L’esame dei finali dell’Ippolito euripideo, della narrazione ovidiana in Met. XV e in PHD dimostra che la scena del primo Ippolito euripideo era certamente Trezene e non Atene, in accordo con quanto recentemente argomentato da W. Luppe
L’incesto di Fedra e il corto circuito della consanguineità
La colpa di Fedra può essere letta alla luce delle credenze di “biologia selvaggia” delle culture antiche: l’amore di Fedra diventa così paradossale perché Fedra non si troverebbe a compiere un incesto direttamente, bensì sarebbe un tramite tra il padre e il figlio con cui si unirebbe.
Finale di tragedia: il destino di Ippolito dalla Grecia a Roma
Analisi della parte finale di PHD, relativamente alla parte della morte di Ippolito; esame delle divaricazioni più notevoli tra l’Ippolito euripideo e il finale di tragedia di S.: mentre la lysis euripidea ha una funzione distensiva dopo il trauma del riconoscimento, in S. la sezione si trasforma in un prolungato rito funebre, che perpetua il dolore in modo crudele e privo di pietas; il motivo dello scempio del cadavere si ritrova in Leucippe e Clitofonte di Achille Tazio (morte di Caricle) e nel XV libro delle Metamorfosi di Ovidio (Ippolito-Virbio); lo sparagmós di Ippolito ha un precedente nelle Baccanti di Euripide. L’A. non esclude la possibilità di una fonte diretta greca perduta alla base della PHD, oppure di un intermediario latino come Accio; afferma però che S. risente anche della familiarità dei Latini con le descrizioni ricche di pathos e con l’immaginario collettivo del presente legato alle guerre civili. Inoltre sottolinea l’importanza dell’antiteismo della tragedia di S. e la sua differenza dall’Ippolito euripideo: in S. il gesto paterno della ricomposizione delle membra sembra destinato a perpetuare la ricerca della pacificazione interna del personaggio
Fedra. Variazioni sul mito
Sul mito di Fedra e Ippolito nella drammaturgia: edizione delle tragedie (solo in traduzione) di Euripide, S., Racine e D’Annunzio, con una breve introduzione sui singoli drammi, e una nota conclusiva sulla vita degli autori e la fortuna del mito
L’elegia e i suoi confini. Fedra e Medea tra Ovidio e Seneca
Premessa di ordine generale sulla definizione del concetto di allusività in S.; Fedra, o della parenesi impossibile: l’ars della nutrice e l’analisi del retroterra letterario (confronto con Ov., Ars III, 59-70 e 79 ed altri passi elegiaci); confronto di PHD 472 ss. con Ars II, 471-472; il dialogo tra Fedra e Ippolito e il presunto rapporto con il perduto Hippolytos Kalyptomenos di Euripide; rapporti allusivi con Her., IV per segnalare al lettore la distanza tra la Fedra senecana e l’eroina ovidiana; ripresa di alcuni precetti di Ars I, 607 ss.; la ripresa distorta in PHD del topos del “servitium amoris”; ripresa straniante del motivo delle lacrimae fictae di Ars I; 659-663 e III, 673-678 in PHD; il modello ovidiano della Lucrezia del secondo libro dei Fasti deformato nella finzione di Fedra; il problema del rapporto tra MED e la perduta Medea di Ovidio; significato del lungo epitalamio cantato dal coro in MED 56-115: per elementi stilistici e lessicali si contrappone alla preghiera iniziale di Medea, allude ai motivi successivi della tragedia e risente dello spunto offerto da Her. XII, 137-152; “color Ovidianus” in MED 116-149; la figura di Medea “tigre” e maga e gli archetipi ovidiani