Il motore di ricerca degli studiosi di Seneca
Personaggio: Ovidio
L’Hercules furens di Seneca
il prologo di HFU; la pazzia di Ercole in HFU non deriva da una colpa di tracotanza dell’eroe, ma è una vendetta degli dei; funzione di Giunone ed interpretazione del suo comportamento verso Ercole.
Persistence of Virgilian memories
reminiscenze virgiliane ed ovidiane in NTR: in III, 27, 14 S. cita Ov. met. I, 290 avendo però in mente Verg. A. II, 460 e sostituisce latent ovidiano con labant virgiliano.
Sur un vers de Tibulle faussement attribué à Ovide
in NTR IV, 2, 2 S. attribuisce ad Ovidio Tib. I, 7, 26; la popolarità crescente di Ovidio è l’unica spiegazione per questo singolare esempio di attribuzione errata in S.
Exil und Emigration. Zum Erlebnis der Heimatferne in der römischen Literatur
storia dell’esperienza dell’esilio nella letteratura latina; in S., Medea è il prototipo dell’esule eterna; definizione dell’esilio data da Giocasta a Polinice in PHN 502-513; HLV come esempio di terapia consolatoria filosofica dei mali dell’esilio, in rapporto con le orazioni post reditum di Cicerone
Seneca, Ovid, and exile
confronto tra la descrizione di Tomi in Ov. tr. e Pont. e quella della Corsica in HLV 7, 1 e PLB 18, 9: le molte somiglianze fanno pensare ad una descrizione topica di un luogo d’esilio
A prose hexameter in Seneca? (Consolatio ad Marciam 26. 7)
analisi ritmica di MRC 26, 7; ritmo poetico in prosa; passi paralleli in Virgilio ed Ovidio.
Parole oscure, oscure caverne (Ov. Met. I, 338, Sen. Nat. V, 14)
in NTR V, 14 S. sostituisce suspensa ad obscura di Ov. met. I, 338, ma la sua operazione è un’allusione più che una citazione; rapporto con l’Aetna e con Ovidio.
Dalla vita alla morte: il destino delle Parche (da Catullo a Seneca)
Il mito delle Parche in S., rappresentato maggiormente da LDS 3,1-4,1; ripresa della lettura fattane da Cortés Tovar (1986.35 ) come parodia di scene virgiliane (Aen. IV, 693-705; I,34-80); memoria lessicale ovidiana nell’episodio dei vv. 3-7, ma il modello strutturale rimane Virgilio; in generale la posizione gerarchica delle Parche subisce un declassamento parodico; accoglimento della tesi di Weinreich (1923.5 , pp.39 ss.), secondo cui la profezia di Apollo allude al giovane Nerone, avendo S. come modello la profezia di Anchise su Augusto (cf Aen. VI, 790-805)
Il cielo e il soffitto. Speculazione filosofica e realtà romana nell’epistola 90 di Seneca
L’invito alla contemplazione e la critica al lusso nell’epistola 90 di Seneca sono radicati nella realtà romana del tempo, in particolare nella contrapposizione fra dimore primitive e lusso contemporaneo, e dunque fra la contemplazione del cielo e quella dei soffitti a cassettoni. Seneca rappresenta fedelmente i palazzi di allora (forse addirittura la Domus aurea), con sapiente uso dell’allusione letteraria (le abitazioni umili sono descritte nel § 10 riecheggiando l’episodio ovidiano di Filemone e Bauci, met. 8, 632-636: 644-646; le bellezze del cielo sono definite nel § 43 “sparsa miracula” come in Ov. met. 2, 193)
L’elegia e i suoi confini. Fedra e Medea tra Ovidio e Seneca
Premessa di ordine generale sulla definizione del concetto di allusività in S.; Fedra, o della parenesi impossibile: l’ars della nutrice e l’analisi del retroterra letterario (confronto con Ov., Ars III, 59-70 e 79 ed altri passi elegiaci); confronto di PHD 472 ss. con Ars II, 471-472; il dialogo tra Fedra e Ippolito e il presunto rapporto con il perduto Hippolytos Kalyptomenos di Euripide; rapporti allusivi con Her., IV per segnalare al lettore la distanza tra la Fedra senecana e l’eroina ovidiana; ripresa di alcuni precetti di Ars I, 607 ss.; la ripresa distorta in PHD del topos del “servitium amoris”; ripresa straniante del motivo delle lacrimae fictae di Ars I; 659-663 e III, 673-678 in PHD; il modello ovidiano della Lucrezia del secondo libro dei Fasti deformato nella finzione di Fedra; il problema del rapporto tra MED e la perduta Medea di Ovidio; significato del lungo epitalamio cantato dal coro in MED 56-115: per elementi stilistici e lessicali si contrappone alla preghiera iniziale di Medea, allude ai motivi successivi della tragedia e risente dello spunto offerto da Her. XII, 137-152; “color Ovidianus” in MED 116-149; la figura di Medea “tigre” e maga e gli archetipi ovidiani