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Personaggio: Orazio
Le tragedie di Seneca 4. – Il coro nelle tragedie di Seneca
S. si discosta dalla tradizione anche nell’uso del coro, che appare per lo più separato dall’azione scenica, con la funzione di un intermezzo lirico, comunque intimamente congiunto con l’argomento e lo spirito del dramma; in più rari casi il coro annunzia l’entrata in scena di un personaggio o il verificarsi di fatti inattesi; in GMM 586-781; HOE 104-232; TRD 67-164 il coro partecipa invece effettivamente all’azione; rapporti formali con Orazio lirico
Le tragedie di Seneca 4. – Seneca e le regole della tradizione sull’arte drammatica
originalità dell’arte drammatica di S.; innovazione rispetto alla tradizione drammaturgica con la rappresentazione di scene raccapriccianti, con la divisione di DPS in sei atti anziché cinque, con la presenza di quattro attori in TRD 938-948 e GMM 996-1010
Satura. The Genesis of a Literary Form
interpretazione del termine satura; il ruolo di Lucilio e la definizione oraziana del character Lucilianus; il significato del termine satura e il suo uso in riferimento ad un genere letterario, che si riscontra a partire dall’epoca di Orazio, in seguito alla generalizzazione dello stile di Lucilio nel passaggio dal tipo individuale ad uno generico; la storia dell’espressione per saturam: l’ipotesi di Friedrich Marx che il titolo dell’opera poetica miscellanea di Ennio fosse poemata per saturam e che, seguendo il suo esempio, Lucilio intitolasse i suoi versi libri per saturam, poggia sull’analogia di titoli come quello di LDS (Divi Claudi apotheosis Annaei Senecae per saturam), di Pescennius Festus in libris historiarum per saturam (Lact. inst. I, 21, 13), a cui vengono aggiunti la medievale Vita Boethii, che indica Boeth. cons. come libri per satyram, e l’indicazione dell’opera di Marziano Capella come libri per saturam
Ancora la Medea di Seneca e la Medea di Ovidio
risposta ad osservazioni di 1907.10 su singoli punti di 1904.4 : interpretazione di Ov. Her. 12, 135; di Hor. ars 185; problema del modello di MED riguardo l’introduzione della corte nuziale e lo sviluppo della figura di Giasone: non si può escudere che le reminiscenze ovidiane siano luoghi comuni delle declamazioni
Notes on the Medea of Seneca
correzioni e note esegetiche a MED: in 22-24 conservare il testo dei mss. contro le trasposizioni del Leo; in 301-339 non espungere, ponendo punto e virgola alla fine di 308; in questi versi S. aveva in mente Hor. carm. I, 3; in 350-360 i vv. 353-354 costituiscono il predicato anche di 355-360; in 883-887 Quis cladis modus va attribuito al coro