Il motore di ricerca degli studiosi di Seneca
Personaggio: Medea
Alfieri traduttore di Seneca
Sulle traduzioni di Alfieri di MED, PHN, THS. Le traduzioni dell’Alfieri sono orientate sul mittente, cioè fungono da esercitazione per chi traduce (legittimazione degli arbitri). Alfieri compie un’operazione di ritaglio da S., poi con la traduzione crea un testo unico: parte da un S. già alfieriano; al taglio del testo latino corrisponde l’amplificazione nella traduzione italiana, per visualizzazione, patetizzazione o esegesi dell’originale. I concetti sono esemplificati con l’analisi di esempi dalla MED. Per certi tratti lo stile delle traduzioni anticipa quello delle tragedie alfieriane (soprattutto nei versi lapidari ed epigrammatici): esempi dalla MED e dalle PHN
Forme riflessive nelle tragedie di Seneca
Studio linguistico: analisi delle forme verbali riflessive nelle tragedie di S., per valutarne la consistenza, l’originalità e il significato (partendo dal presupposto che nella prosa S. ne fa un uso cospicuo e caratteristico come “linguaggio dell’interiorità”). Le forme sono divise in categorie (verbali e nominali, quelle verbali in dirette e indirette) e analizzate, inserendole in un quadro stilistico e corredandole di riferimenti ad altri passi di S. e ad altri autori. Si conferma il prevalere del riflessivo sul mediopassivo nella lingua latina e la preferenza di S. per questo strumento; sul piano stilistico, le forme riflessive rivelano un ripiegamento dei personaggi senecani sull’abisso della propria anima
Finale di tragedia: il destino di Ippolito dalla Grecia a Roma
Analisi della parte finale di PHD, relativamente alla parte della morte di Ippolito; esame delle divaricazioni più notevoli tra l’Ippolito euripideo e il finale di tragedia di S.: mentre la lysis euripidea ha una funzione distensiva dopo il trauma del riconoscimento, in S. la sezione si trasforma in un prolungato rito funebre, che perpetua il dolore in modo crudele e privo di pietas; il motivo dello scempio del cadavere si ritrova in Leucippe e Clitofonte di Achille Tazio (morte di Caricle) e nel XV libro delle Metamorfosi di Ovidio (Ippolito-Virbio); lo sparagmós di Ippolito ha un precedente nelle Baccanti di Euripide. L’A. non esclude la possibilità di una fonte diretta greca perduta alla base della PHD, oppure di un intermediario latino come Accio; afferma però che S. risente anche della familiarità dei Latini con le descrizioni ricche di pathos e con l’immaginario collettivo del presente legato alle guerre civili. Inoltre sottolinea l’importanza dell’antiteismo della tragedia di S. e la sua differenza dall’Ippolito euripideo: in S. il gesto paterno della ricomposizione delle membra sembra destinato a perpetuare la ricerca della pacificazione interna del personaggio
Medea
Saggio di G. Paduano sul confronto tra la MED di S. e i modelli euripidei (Medea, Alcesti) nella dialettica eros-thanatos, Medea benefica-distruggitrice. Introduzione di A. Németi sulla critica al teatro di S. (dall’antichità ai giorni nostri) e sulle principali obiezioni mosse alla MED, confutate o ridimensionate dall’A. (in particolare, analisi del personaggio di Medea). Segue il testo del dramma con traduzione a fronte, e un commento puntuale ai versi
L’elegia e i suoi confini. Fedra e Medea tra Ovidio e Seneca
Premessa di ordine generale sulla definizione del concetto di allusività in S.; Fedra, o della parenesi impossibile: l’ars della nutrice e l’analisi del retroterra letterario (confronto con Ov., Ars III, 59-70 e 79 ed altri passi elegiaci); confronto di PHD 472 ss. con Ars II, 471-472; il dialogo tra Fedra e Ippolito e il presunto rapporto con il perduto Hippolytos Kalyptomenos di Euripide; rapporti allusivi con Her., IV per segnalare al lettore la distanza tra la Fedra senecana e l’eroina ovidiana; ripresa di alcuni precetti di Ars I, 607 ss.; la ripresa distorta in PHD del topos del “servitium amoris”; ripresa straniante del motivo delle lacrimae fictae di Ars I; 659-663 e III, 673-678 in PHD; il modello ovidiano della Lucrezia del secondo libro dei Fasti deformato nella finzione di Fedra; il problema del rapporto tra MED e la perduta Medea di Ovidio; significato del lungo epitalamio cantato dal coro in MED 56-115: per elementi stilistici e lessicali si contrappone alla preghiera iniziale di Medea, allude ai motivi successivi della tragedia e risente dello spunto offerto da Her. XII, 137-152; “color Ovidianus” in MED 116-149; la figura di Medea “tigre” e maga e gli archetipi ovidiani
Medea oratrix (Sen. Med. 179-300)
Analisi dell’agone tra Creonte e Medea; a differenza dell’omonina tragedia euripidea in MED il coro non è integrato nell’azione tragica (cf. anche Motto-Clark 1988.66); utilizzo dell’espediente della “insinuatio” (cf. Quint., Inst. Or. IV,1,44); S. nell’agone ha dimostrato la forza della retorica e come tenere sotto controllo i voleri dei tiranni
Torua Erinys: phantasiai de la colère et des Érinyes dans le De ira et les tragédies de Sénèque
Esame degli strumenti letterari che suscitano la phantasia nelle descrizioni dell’uomo in collera in IRA e le evocazioni delle Erinni in TRG; la teatralità delle phantasiai e il loro valore retorico; il legame tra Erinni e phantasia; S. è poeta-filosofo
Medeas Rache
raffigurazione letteraria dell’ira di Medea da Euripide a Grillparzer; gli assassini di bambini nella tragedia greca; il ruolo dei figli di Medea; le diverse giustificazioni dell’infanticidio; la figura “solare” di Medea
L’Ercole eteo e il suo significato etico-politico
in risposta ad E. Paratore (1957.40 , 243-244), HOE non è un’esercitazione giovanile, ma riflette la maturità piena; tema dell’angoscia e della speranza in relazione alla fine del mondo secondo lo stoicismo
The Background to Character Portrayal in Seneca
ambivalenza dei personaggi di TRG; divergenze della critica moderna nel giudicarli; centralità dell’elaborazione retorica