Il motore di ricerca degli studiosi di Seneca
Personaggio: Medea
La voce di Medea. Dal testo alla scena. Da Seneca a Cherubini
Per alta nemora. La poesia del mondo vegetale in Seneca tragico
Studio sul mondo vegetale nelle TRG: S. descrive un mondo vegetale noto che distribuisce secondo le sue esigenze creando paesaggi atemporali
Seneca and Chaucer: translating both poetry and sense
Esame dei problemi posti da TRG ai traduttori; parallelo con analoghe difficoltà poste dalla resa in inglese moderno dei Canterbury tales di Chaucer; S. come Chaucer usa il gioco di parole come parte integrante della sua tecnica compositiva.
Bringing the other to center stage: Seneca’s Medea and the anxieties of imperialism
Studio sulla MED come espressione dell’ansia di Seneca per l’imperialismo romano. Nella MED si vede una dialettica Colchide-Teseo e Grecia-Medea, che va interpretata come inserimento, dalle nefaste conseguenze, di un elemento “altro” in terra straniera; l’imperialismo, dissolvendo i confini, porta a conflitti culturali, causati dalle conseguenze di portare l’”altro” dalla periferia al centro: l’arrivo di Medea a Corinto provoca un terremoto nella società, mentre Medea, una volta percepito l’isolamento cui è condannata, si tramuta in una spietata vendicatrice; dietro tale conflitto si cela la preoccupazione di S. per l’imperialismo romano, che produce effetti negativi in Roma
Saffo, Medea, Ero. Tre eroine classiche nel teatro austriaco dell’Ottocento
Saffo, Medea ed Ero nel teatro di F. Grillparzer e i rapporti con MED
Fra le ‘maledizioni’ di Medea (Sen. Med. 17-25)
Esegesi dei versi 17-25 della MED (con difesa del testo tràdito al v. 19). Medea invoca per i suoi nemici la pena inflitta a lei: a Creonte la morte, poiché la voleva giustiziata, a Giasone l’esilio, perché a questo l’ha condannata (e l’esilio, per Medea, è male peggiore della morte); inoltre Giasone deve soffrire di ciò che affligge lei, cioè l’isolamento degli affetti: soffrirà la nostalgia della moglie e dei figli, destinati a essere come il padre e la madre, e sarà odiato e rifiutato, anche nei luoghi a lui noti. In particolare, il v. 19 è da intendersi: “il male da augurare allo sposo è qualcosa di peggio, per me, della morte: viva etc.” (è sottinteso sicuramente leto; a giustificazione del forte rilievo di mihi, forse è da sottintendere est)
Mors placet (Sen. Oed. 1031): Giocasta, Fedra e la scelta del suicidio
Si sottolinea la novità della motivazione al suicidio di Giocasta e Fedra, riassunta nell’icastica affermazione mors placet del DPS. Di DPS e PHD si individuano gli ascendenti ovidiani (soprattutto nel personaggio di Mirra), virgiliani e sofoclei; si rileva come l’originalità delle scelte di S. rispetto ai modelli greci si riscontri nel rispetto della tradizione latina e in nome di una nuova spettacolarità della parola: in S. l’eroina spiega le ragioni della sua scelta
Self-Representation and Illusion in Senecan Tragedy
L’autore intende dimostrare la natura puramente fittizia del teatro senecano (ossia il suo non essere finalizzato alla rappresentazione) in base alla caratterizzazione dei personaggi e all’ambientazione, entrambi vistosamente artificiosi, come pure la rappresentazione degli eccessi del vizio spinta all’estremo (gli esempi cui dedica maggior attenzione sono i personaggi di Atreo e Medea e la coppia Ippolito/Fedra). Una simile modalità rappresentativa mirererebbe a mostrare la vanità del mondo in una prospettiva filosofica. Le reazioni che Seneca intenderebbe suscitare nello spettatore, anche attraverso spunti metateatrali, comprendono sia il rifiuto sia il piacere sadico.
Medea y lo mostruoso: tratamiento diferencial en Eurípides y en Séneca
Il mostruoso, presenza forte nella Medea di Euripide e Seneca, è trattato in misura di gran lunga divergente, in rapporto alle qualità specifiche delle due protagoniste e alle azioni che compiono; analisi delle valenze simboliche e del ruolo che rivestono
L’auto-dérision de Sénèque dans sa Médée
Nella Medea Seneca sembra deridere la dottrina stoica in quanto viene pronunciata da Medea, una furens, e dalla sua nutrice, una vecchia serva paurosa, personaggi molto lontani dal saggio stoico e dal proficiens: un’autoderisione, se è vero che Seneca potrebbe celare dietro il rapporto nutrice-alumna il proprio con Nerone