Il motore di ricerca degli studiosi di Seneca
Personaggio: Medea
Violence, nature et divin chez Médée
la violenza nel dramma di Medea: in Euripide è più discreta, più spirituale che fisica, mentre in S. Medea sembra quasi essere lo strumento di vendetta di forze superiori; Grillparzer (Der Gastfreund; Die Argonauten) invece non pone Medea all’origine della violenza, ma la trasforma in una sorta di Cassandra bisognosa di tenerezza, che diventa vendicativa perché umiliata da tutti; Jahnn (Medea) insiste invece sulla violenza fisica e sulla barbarie della protagonista; J. Anouilh (Médée) cerca di attenuare la violenza della donna, mettendo in rilievo come ella sia spinta a vendicarsi dal tradimento; tutti gli autori hanno rifiutato di dare una definizione precisa delle ragioni dell’ira e della vendetta, mantenendo l’ambiguità che è propria del tragico
La Médée de Sénèque, une tragédie “annoncée”: Medea superest (166); Medea … fiam (171); Medea nunc sum ( 910)
l’originalità di S. deriva dalla combinazione delle fonti sul mito di Medea (in particolare Ovidio); concetti di imitatio ed aemulatio (cf. PST 94; 108); evoluzione drammatica della personalità di Medea come realizzazione di un destino già noto: Medea annuncia l’iter tragicum con le tre dichiarazioni Medea superest (166), Medea … fiam (171) e Medea nunc sum (910); Giasone spectator di tale evoluzione
La femme dans l’imaginaire romain de Sénèque à Apulée
tre personaggi femminili in TRG: Clitemnestra; Fedra; Medea; loro carattere oscuro e maligno; confronto con altre donne della storia e della letteratura latina fino ad Apuleio: Quartilla e Trifena (Petronio), Messalina, Agrippina e Poppea (Tacito); Psiche (Apuleio); le donne giocano un ruolo fondamentale nell’immaginario degli scrittori latini dell’età imperiale; esso rispecchia la trasformazione dei rapporti sociali e familiari in età imperiale; gli uomini vivono in quest’epoca la percezione di essere inferiori alle donne
La forza del visibile nelle tragedie di Seneca
rapporto tra composizione per la lettura o per la messa in scena di TRG; il ruolo della “visibilità” nei drammi; rapporto con Euripide
La violence dans la Médée de Sénèque
esame di MED sotto la prospettiva della violenza; esame delle parole che riguardano il furor; la forza della passione si esprime fin dall’inizio di MED; Medea è un personaggio dominato dalla triade amor, ira, furor; il senso dell’apoteosi finale di Medea
“Descriptiones” en las tragedias de Séneca
le descrizioni poetiche in TRG: descrizioni di luoghi (Lidia, Eolie, Eubea, Troia), di elementi architettonici (una torre), di persone o esseri mitologici (Tiresia, le Furie, Teseo, Cassandra, Medea), di animali (serpente e toro) e quattro descrizioni che uniscono questi elementi; riflessioni sull’impiego dell’e/)kfrasij in S.; assenza di descrizioni in CTV
Die Gestalt der Medea bei Euripides und Seneca
le differenze rilevabili nella rappresentazione drammatica del personaggio Medea in Euripide e MED sono numerose e sostanziali, sotto l’aspetto psicologico, comportamentale e relazionale; esse trovano giustificazione nella diversità dell’ambiente sociale e culturale in cui operarono i due autori.
Nomen/omen: poetica e funzione dei nomi (Plauto, Seneca, Petronio)
interpretazione etimologica dei nomi in Plauto, S. e Petronio; in S. è riconoscibile l’adattamento del suono al senso e la rifrazione sul nome di intenzioni dell’autore mediante un’accentuazione di valori o artifici linguistici e sintattici; passaggio in S. dell’antroponimo dal tipo denotativo a quello connotativo (il nome proprio, di per sé privo di significato, ne ha ormai in S. acquistato definitivamente uno, quello che le vicende solidali al personaggio gli hanno attribuito); uso del lessico della parentela, frutto di una scelta ideologica dell’autore S., capace di orientare il racconto secondo il senso da lui voluto; il nome è maschera, sostituzione di una maschera metaforica a quella reale.
La Medea di Seneca come fabula dell’inversione
riflessioni sulle monografie senecane di N.T. Pratt (1983.79 ), H. Fyfe (1983.50 ) e G.G. Biondi (1984.12 ); lettura di MED in opposizione a quella di Biondi come inversione tra il mondo supero e quello infernale, che si concretizza nella protagonista, “inversione in atto” come madre ed entità demoniaca; Giasone, pur essendo personaggio positivo, non riesce ad incarnare sino in fondo i valori della mens bona a causa della sua inquieta sensibilità, che lo avvicina a Tieste