Il motore di ricerca degli studiosi di Seneca
Personaggio: Fedra
Finale di tragedia: il destino di Ippolito dalla Grecia a Roma
Analisi della parte finale di PHD, relativamente alla parte della morte di Ippolito; esame delle divaricazioni più notevoli tra l’Ippolito euripideo e il finale di tragedia di S.: mentre la lysis euripidea ha una funzione distensiva dopo il trauma del riconoscimento, in S. la sezione si trasforma in un prolungato rito funebre, che perpetua il dolore in modo crudele e privo di pietas; il motivo dello scempio del cadavere si ritrova in Leucippe e Clitofonte di Achille Tazio (morte di Caricle) e nel XV libro delle Metamorfosi di Ovidio (Ippolito-Virbio); lo sparagmós di Ippolito ha un precedente nelle Baccanti di Euripide. L’A. non esclude la possibilità di una fonte diretta greca perduta alla base della PHD, oppure di un intermediario latino come Accio; afferma però che S. risente anche della familiarità dei Latini con le descrizioni ricche di pathos e con l’immaginario collettivo del presente legato alle guerre civili. Inoltre sottolinea l’importanza dell’antiteismo della tragedia di S. e la sua differenza dall’Ippolito euripideo: in S. il gesto paterno della ricomposizione delle membra sembra destinato a perpetuare la ricerca della pacificazione interna del personaggio
Fedra. Variazioni sul mito
Sul mito di Fedra e Ippolito nella drammaturgia: edizione delle tragedie (solo in traduzione) di Euripide, S., Racine e D’Annunzio, con una breve introduzione sui singoli drammi, e una nota conclusiva sulla vita degli autori e la fortuna del mito
L’elegia e i suoi confini. Fedra e Medea tra Ovidio e Seneca
Premessa di ordine generale sulla definizione del concetto di allusività in S.; Fedra, o della parenesi impossibile: l’ars della nutrice e l’analisi del retroterra letterario (confronto con Ov., Ars III, 59-70 e 79 ed altri passi elegiaci); confronto di PHD 472 ss. con Ars II, 471-472; il dialogo tra Fedra e Ippolito e il presunto rapporto con il perduto Hippolytos Kalyptomenos di Euripide; rapporti allusivi con Her., IV per segnalare al lettore la distanza tra la Fedra senecana e l’eroina ovidiana; ripresa di alcuni precetti di Ars I, 607 ss.; la ripresa distorta in PHD del topos del “servitium amoris”; ripresa straniante del motivo delle lacrimae fictae di Ars I; 659-663 e III, 673-678 in PHD; il modello ovidiano della Lucrezia del secondo libro dei Fasti deformato nella finzione di Fedra; il problema del rapporto tra MED e la perduta Medea di Ovidio; significato del lungo epitalamio cantato dal coro in MED 56-115: per elementi stilistici e lessicali si contrappone alla preghiera iniziale di Medea, allude ai motivi successivi della tragedia e risente dello spunto offerto da Her. XII, 137-152; “color Ovidianus” in MED 116-149; la figura di Medea “tigre” e maga e gli archetipi ovidiani
Due similitudini nautiche nella Phaedra di Seneca
il valore delle similitudini in S. e la loro funzionalità rispetto al contesto; le similitudini nautiche di PHD e il gubernator; relazione con Virgilio ed Ovidio; le similitudini hanno il compito di inserire il personaggio nel quadro della visione stoica della vita e di costituire un modello analogico, ovvero un sistema di riferimento che permetta di individuare e far comprendere gli stati interiori del personaggio;
Seneca guardava il cielo con attenzione … anche quando non ce lo aspetteremmo
S. e l’astronomia; esegesi delle descrizioni celesti in TRG e il loro fine poetico; i temi della luce e del buio, della vista e del cosmo in DPS, PHD e HOE; i segni zodiacali in THS; esistono evidenti tracce di una reale contemplazione della volta celeste da parte di S.
Analytisches Hypomnema zu Senecas Phaedra, Diss.
rapporti fra PHD e i due Ippoliti euripidei, Velato e Coronato
Il concetto di virtus tragica nel teatro di Seneca
virtus dell’uomo tragico che si afferma di fronte al dolore; opposizione ratio/adfectus; lotta dell’uomo contro le forze istintive e brutali che sono in lui; eroismo etico presentato nelle opere in prosa (che ritraggono l’uomo colto nello sforzo verso la virtù); eroismo tragico presentato in TRG (che ritraggono l’uomo colto nel male); esempio di Ercole (HFU), che, condotto allo scelus da una forza che emerge dal suo animo, accetta di convivere con colpa e dolore; sua virtus tragica; confronto tra il concetto di “tragico” proprio di Euripide (sull’uomo grava la volontà incomprensibile della divinità) e quello proprio di S. (la forza che distrugge anche gli animi più nobili è immanente all’uomo, legata a quella parte – istinti, passioni – che sfugge alla ragione); pessimismo senecano circa la natura umana; analisi di tali temi in TRD (in relazione a Ecuba, Pirro, Agamennone, Ulisse ed Andromaca); PHD; DPS; THS; originalità di S
Sulla “Phaedra” di Seneca
dubbi sull’esistenza di una diretta confessione di Fedra ad Ippolito nell’Ippolito Velato
A Stoic Aspect of Senecan Drama, Portraiture
la funzione del ritratto in TRG; relazione tra il carattere e l’aspetto esteriore dell’individuo; analisi dei termini retorici usati nell’iconologia e nelle descrizioni fisionomiche, con particolare riferimento a Medea e Fedra; in appendice (pp. 183-184) esempi di descrizioni fisionomiche in tragedie greche e romane
Flavus pudor
come tradurre flavus pudor in PHD 651-652; la traduzione comune è «blushing modesty», la traduzione proposta è «golden modesty»: S. imita Ov. Her. 4, 71-72 e costruisce una frase originale sostituendo, nell’espressione verecundus pudor, verecundus con flavus, con allusione alla prima barba dei giovani, di colore chiaro; analisi dei passi contenuti nel § del ThlL intitolato de cutis humanae colore subrutilo: il paragrafo è fuorviante e porta a una errata interpretazione del passo di PHD e delle Heroides