Il motore di ricerca degli studiosi di Seneca
Personaggio: Augusto
Quomodo Maecenas vixerit: à propos du Mécène de Sénèque
la rivalità personale spinge S. a operare una studiata denigrazione su Mecenate, visibile tanto nella scelta deliberatamente orientata delle fonti quanto nelle strategie retoriche cui S. ricorre nell’esporle; S. criticava il ritiro di Mecenate, troppo precoce e pur sempre contaminato dalla vita di corte, osteggiava la sua adesione all’epicureismo e invidiava la sua immagine di consigliere di Augusto, a cui voleva sostituire la propria nei confronti di Nerone, che vedeva tuttavia destinata al fallimento
Trimalcione ‘auditor’ di Seneca: per un’interpretazione di Petron. 52,4
l’episodio di Petron. 52,4 in cui Trimalchione rimprovera lo schiavo che ha rotto un calice parodizza chiaramente alcune espressioni senecane e deve essere considerato non una critica del pensiero del filosofo, ma una ridicolizzazione di quanti volgarizzavano l’insegnamento di S. in maniera triviale
Magnitudinem exuere Augusto privato in Seneca, brev. vit. 4,2 ss.
in BRV 4 Augusto appare come uomo torturato dal proprio potere e in un atteggiamento proprio dell’antisapiente, lontanissimo dall’immagine del sovrano filosofo, dato che l’otium da lui ricercato è egoistico e assolutamente intempestivo; nella descrizione del potere imperiale si individuano temi ed espressioni accostabili alla panegiristica, ma soprattutto al dialogo tra Creonte ed Edipo in DPS: l’otium si connota come una finzione finalizzata tanto a blandire (e ingannare) i sudditi, quanto a illudere se stessi
“De hoc require T.”. La presenza di Nicola Trevet nella “glosa” anonima all’“Apocolocyntosis”
il commento a LDS contenuto nei codici oxoniensi Balliol 130, Balliol 136 e Bodleian 292 (2446) viene a ragione attribuito a un allievo di Nicola Trevet con forti interessi giuridici ed è probabile che quest’ultimo, con la sigla T., faccia esplicito riferimento, per delucidazioni di tipo storico-antiquario, ai commenti del maestro a TRG e ad altre (perdute) opere esegetiche dello stesso a BNF e a Valerio Massimo
Guerra e pace in Seneca
Linee essenziali dell’ideologia della pace e della guerra in S.: uomo, stato, impero ed universo sono quattro organismi in rapporto analogico tra loro: in ciascuno di essi la pace è assicurata dal pieno controllo esercitato dal principio egemonico, rispettivamente logos, princeps, Roma e dio, che tiene unite in armonico insieme le singole parti e le loro funzioni; alla fine della sua parabola politica S. pare disposto ad accordare al momento pubblico della pace un solo risvolto positivo, in realtà controproducente, la liceità di sottrarvisi in direzione dell’otium; la tenuta dell’ideologia pacifista è verificata usando come reagenti le forme del suo immaginario: se il filosofo vuole costruire razionalmente la pace, il drammaturgo deve decostruire la guerra per metterne a nudo i meccanismi perversi, per poi filosoficamente ricostruire
Zur Rede des Augustus in der Apokolocyntosis
in LDS 10, 3 leggere nam (etiam si formula Graece nescit [ego scio]), respingendo la congettura soror mea; analisi delle intenzioni della requisitoria di Augusto contro Claudio; note esegetiche a LDS 2, 3
A Commentary on Seneca’s Apocolocyntosis Divi Claudii. Glose in librum de ludo Claudii Annei Senece, editio critica emendata, Latin text with facing English translation, commentary, notes, indices and fac-simile of cod. Balliol 130, by Richard E. Clairmont
testo critico delle Glose in librum de ludo Claudii Annei Senece, l’unica opera esegetica medievale conosciuta su LDS, con traduzione inglese e note a pié p.
Interpretationen zur Pseudo-Seneca-Tragödie Octavia, Diss.
analisi di CTV; questione dell’autenticità: negazione della paternità di S.; lingua e stile; l’autore; struttura di CTV; il monologo e la rappresentazione di S.; la figura di Nerone; Herrscherideal: Augusto e Ne-rone e confronto con CLM; le figure di Ottavia e Poppea; il tema dell’amore passionale: confronto con PHD
Séneca, Epicuro y Mecenas
S., unico stoico capace di comprendere il contenuto profondo del messaggio etico di Epicuro e incline a esprimere un giudizio positivo sul suo stile letterario, conobbe il pensiero del filosofo ateniese attraverso la lettura diretta di sue lettere e la consultazione di raccolte di massime (utilizzate, queste ultime, per trarne le citazioni inserite in PST); S. rivolse le critiche letterarie indirizzate solitamente a Epicuro contro i suoi seguaci: significativo è il caso di Mecenate, oggetto di dure critiche, in quanto seguace “infedele” e “degenerato” dell’epicureismo
Motivi antiaugustei nel proemio del De Clementia
il riferimento ricorrente alla figura di Augusto è uno dei motivi fondamentali di CLM; nel presen-tare Nerone come legittimo erede del capostipite della dinastia giulio-claudia, S. giunge spesso a svilire e criti-care l’operato di Augusto, feroce nel perseguire i nemici politici e reo di aver versato il sangue dei concittadi-ni; paragonato al fondatore del principato, modello manchevole, Nerone diviene un monarca eccelso, in grado di realizzare quei valori che l’avo, a causa di una morale inadeguata e di un’indole vendicativa, non seppe attuare