Il motore di ricerca degli studiosi di Seneca
Parole chiave: Politica
L’Octavie: un discours sur la succession impériale?
l’analisi della rappresentazione dei personaggi pemette di attribuire CTV a un autore di età vespasianea, membro di una cerchia politica vicina a Britannico e intenzionato a tessere un elogio dell’imperatore Vespasiano e della sua successione dinastica
Epicuro tra Seneca e Orazio
PST 73 denota un sostrato epicureo per alcune espressioni usate nella descrizione del rapporto fra filosofia e politica e per il concetto di respicere quale antidoto all’ambizione umana, secondo un’etica della mediocritas che influenza anche Cic. fin. 2,17,56 e Hor. S. I,108-119
Quomodo Maecenas vixerit: à propos du Mécène de Sénèque
la rivalità personale spinge S. a operare una studiata denigrazione su Mecenate, visibile tanto nella scelta deliberatamente orientata delle fonti quanto nelle strategie retoriche cui S. ricorre nell’esporle; S. criticava il ritiro di Mecenate, troppo precoce e pur sempre contaminato dalla vita di corte, osteggiava la sua adesione all’epicureismo e invidiava la sua immagine di consigliere di Augusto, a cui voleva sostituire la propria nei confronti di Nerone, che vedeva tuttavia destinata al fallimento
Posidonius and the Golden Age. A note on Seneca
le concezioni dell’età dell’oro di Posidonio e S., pur nei loro punti oscuri, sono meno distanti di quanto sembra; da un riesame dell’epistola si può concludere: 1. che i sapienti esistevano anche dopo l’età dell’oro; 2. che Posidonio non entra in contrasto con l’antico Stoa nel concepire l’età dell’oro come pre-tecnologica; 3. che forse anche i saggi dell’età dell’oro posidoniana non erano filosofi in senso stretto; 4. che S. probabilmente non intende riprendere solo la visione dell’antica Stoa quando dichiara il saggio incompatibile con l’attività materiale
Seneca on Society. A Guide to De Beneficiis
si delinea anzitutto il diverso modo di affrontare la questione sui benefici in Cicerone e in S., in dipendenza dalle differenti condizioni politico-sociali, in cui i due vivono; di qui l’ipotesi che S. adatti il codice di comportamenti del dare/ricevere i benefici al nuovo contesto politico, dominato dai principes; la scelta del titolo “De beneficiis” s’inquadra nell’ottica parenetica sottesa all’opera, in cui il ruolo del benefattore spesso riceve maggiori attenzioni rispetto a quello del beneficato (in riferimento al quale si usa il termine gratia); S. struttura i sette libri dell’opera (1-4; 5-7) anche in ordine a una strategia pedagogica che, muovendo da ammonimenti di carattere generale, approda a più profondi dogmi filosofici, accessibili solo a chi abbia già compiuto significativi passi in avanti nel suo profectus etico.
Sublime del potere, potere del sublime in Seneca
assumendo una prospettiva insieme etica ed estetica il poeta, il tiranno e il sapiente possono essere considerati alla stessa stregua in rapporto alla categoria del sublime, con cui S. si relaziona dal punto di vista teorico in PST 41 e 115 e che realizza dal punto di vista artistico in THS (Atreo tiranno e poeta) e PRV 5,10-11 (Fetonte sapiens); il sapiente e il tiranno condividono il medesimo potere poietico, indifferentemente impiegabile, in maniera comunque sublime, per la distruzione caotica o per la creatività cosmica
Magnitudinem exuere Augusto privato in Seneca, brev. vit. 4,2 ss.
in BRV 4 Augusto appare come uomo torturato dal proprio potere e in un atteggiamento proprio dell’antisapiente, lontanissimo dall’immagine del sovrano filosofo, dato che l’otium da lui ricercato è egoistico e assolutamente intempestivo; nella descrizione del potere imperiale si individuano temi ed espressioni accostabili alla panegiristica, ma soprattutto al dialogo tra Creonte ed Edipo in DPS: l’otium si connota come una finzione finalizzata tanto a blandire (e ingannare) i sudditi, quanto a illudere se stessi
The Conspirator Aemilius Regulus and Seneca’s Aunt’s Family
lo zio di Seneca prefetto d’Egitto non sarebbe da identificarsi con Gaio Galerio, ma con Emilio Regolo di Cordoba, che rivestì la carica per un tempo indefinito all’inizio dell’età tiberiana (ma non per sedici anni come si vorrebbe dedurre da HLV 19,6) ed ebbe due figli, di cui uno fu implicato nella congiura che condusse all’assassinio di Caligola e il secondo fu prefetto d’Egitto all’inizio del regno di Claudio
L’ambiguità dell’eroe tragico: alcune osservazioni sulla figura di Edipo
Ridefinizione del profilo eroico di Edipo, disamina linguistica del suo ruolo regale in Sofocle, nella rivisitazione pasoliniana e soprattutto nell’« Oedipus » di Seneca
Il potere e il furore. Giornate di studio sulle tragedie di Seneca
Raccolta dei saggi di Castagna, Martina, Gazich, Galimberti Biffino e Caviglia su TRG