Il motore di ricerca degli studiosi di Seneca
Parole chiave: Fonti
Quellenforschung; intertestualità in Seneca
La production littéraire de Sénèque sous les règnes de Caligula et de Claude, sens philosophique et portée politique: les “Consolations” et le “De ira”
analisi di MRC, HLV e PLB; cronologia; interpretazioni; struttura di IRA; influenze di Crisippo, Posidonio e Sozione.
Modi della intertestualità teatrale: l’Edipo di Seneca
l’approccio intertestuale al teatro di S. ed i suoi codici comunicativi; rapporti con Sofocle; l’organizzazione del contenuto mitico sulla base di una particolare estetica teatrale; DPS offre a S. la possibilità di mostrare la decadenza della famiglia imperiale attraverso la corruzione di due elementi romani, il sangue e l’esempio
Parole oscure, oscure caverne (Ov. Met. I, 338, Sen. Nat. V, 14)
in NTR V, 14 S. sostituisce suspensa ad obscura di Ov. met. I, 338, ma la sua operazione è un’allusione più che una citazione; rapporto con l’Aetna e con Ovidio.
Stilemi affini nei tragici arcaici e in Seneca
gli stilemi e i vocaboli simili nelle opere dei tragici arcaici e in TRG; lo stile senecano deve molto sia a Pacuvio sia ad Accio; il chiasmo, l’antitesi, l’interrogazione diretta in TRG e nei tragici arcaici
Le problème des sources dans le De beneficiis de Sénèque: nouveaux éléments de mise au point
le fonti di BNF e le opere di Ecatone: rassegna critica; S. utilizza Ecatone, ma in modo alquanto libero.
Un motivo “antivirgiliano” nell’Octavia: Nerone vs. Marcello
Verg. A. VI e l’autore di CTV: la trasformazione del motivo del genus da occasione di speranza ad accrescimento di maledizione; CTV come tragedia “piena d’Averno”; Nerone come Enea deformato e Agrippina come caricatura tragica di Anchise.
Allusione e tecnica citazionale in Seneca
S. condivide con Sallustio il gusto delle sentenze e delle antitesi, che deriva dalla tradizione ippocratea ed aristotelica; somiglianza dei proemi di BRV e di Iug.; scopo della ripresa di S.
La fine dell’Ippolito di Euripide, Ovidio e Seneca e il problema dell’ambientazione dei due Ippoliti euripidei
L’esame dei finali dell’Ippolito euripideo, della narrazione ovidiana in Met. XV e in PHD dimostra che la scena del primo Ippolito euripideo era certamente Trezene e non Atene, in accordo con quanto recentemente argomentato da W. Luppe
Greco-Roman Seismology and Seneca on Earthquakes in Natural Questions 6
Analisi della dossografia presa in esame da Seneca in NTR 6, con particolare attenzione all’analogia (ad es. fra micro e macrocosmo, fra terra e organismo) e alla sperimentazione (es. l’aneddoto in 6, 8, 3-4) come metodi scientifici, finalizzati comunque, come in Lucrezio, a ‘normalizzare’ il fenomeno, riconducendolo nell’alveo degli eventi naturali, in modo da esorcizzare le paure da esso suscitate. Ciò risulta evidente in particolare nell’eziologia degli effetti sorprendenti del terremoto (ad es. le statue che si spaccano a metà, 6, 30, 1) e nella cornice del libro (6, 1-3; 6, 32), in cui Seneca, grazie anche ad un raffinato utilizzo delle citazioni poetiche (da Virgilio), sottolinea esplicitamente tale intento moralistico.
Learning How to Die: Seneca’s Use of Aeneid 4.653 at Epistulae Morales 12.9
Il celebre verso virgiliano che esprime le ultime parole di Didone (vixi et quem dederat cursum fortuna peregi, Aen. 4, 653) viene citato tre volte da Seneca (BNF 5, 17; VTB 19, 1; PST 12, 9), nell’ottica stoica dell’accettazione della morte (e del fato in generale), per cui la morte stessa è un indifferens.