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Parole chiave: Fonti
Quellenforschung; intertestualità in Seneca
Sapienza filosofica e cultura materiale. Posidonio e le altre fonti dell’Epistola 90 di Seneca
Si cerca di ricostruire i tratti salienti del pensiero posidoniano, distinguendo il materiale filosofico proveniente da lui da quello di ispirazione più genericamente stoica (presente per es. in PST. 90, 1-3, 44-46); l’influenza di Posidonio su S. si esplica per es. nella concezione dei sapientes reges dell’età aurea come arbitri cui per natura si affidavano gli uomini (PST. 90, 4-7); altri luoghi di matrice posidoniana sono PST. 90, 12-13, 20-25, 30-32; la fonte di S. viene individuata nel Protrettico di Posidonio; originalità di S. per la sapiente sintesi e fusione di materiali stoici, epicurei, cinici, e di suggestioni poetiche
Senecana
in NTR III,30,8 si congettura dabitur e terris; in NTR IVa,2,18 si consiglia di integrare Trogodytae, quibus propter solis aestus subterraneae; affinità lessicali tra PST 90,10 e Luc. 9,942-945; in PST 90,23 si congettura et saepius manu regerentur
Contrazione degli elementa brevia nei gliconei senecani: Oed. 891-908
analisi della colometria di DPS 891-908, versi di origine gliconica, ma scritti secondo uno schema metrico differente da quello con cui solitamente l’autore apre i cori; ci sono più varianti del gliconeo nel medesimo coro e Seneca sembra collegarsi alla tradizione del metro latino arcaico e tardorepubblicano, facendosi diretto continuatore di Catullo e Orazio; questi versi non sarebbero da intendersi come dimetri lecizi (trocaici catalettici), mai usati da Seneca
Seneca’s Ovidian loci
intertestualità fra Ovidio e Seneca: DPS, HFU, PHN e Ov. Met. 3 sulle colpe ancestrali di Tebe e sulla descrizione del paesaggio; MED (e THS) e Ov. Her. 12, Met. 6-7 sullo scelus di Medea (e Atreo); MED, GMM, PHN e Ov. Her. 6 e 12, Trist. 2 e 4 sull’esilio; TRD e Ov. Met., Trist. 1,3 sul dolore dei vinti; Ov. Ib. modello per la descrizione dell’oltretomba e di inamene terre d’esilio, esperienza condivisa da entrambi gli autori
Docmi, ipodocmi e reiziani nell’Agamennone di Seneca: VV. 589-635
analisi della colometria di GMM 589-635 secondo i testimoni E e A; nonostante la preponderanza della matrice eolica abbia portato la critica a ricondurre la metrica corale di Seneca solo a quella oraziana, è possibile ipotizzare una dipendenza dalla trazione scenica greca ampiamente filtrata da quella latina, rilevando la presenza di reiziani e docmi i quali risultano costruiti in varie forme tutte riconducibili alla percezione alessandrina della dimetria di dodici tempi (periodos dodekasemos)
Posidonio e le origini dell’architettura: contributi al testo e all’esegesi di Sen. ep. 90,7 e di Isid. orig. 15,2,6
in PST 90,7 leggere sparsos et cavis tectos invece di sparsos et aut casis tectos; dalla tradizione letteraria risulta infatti che la presenza di capanne mal si concilia sia con un regime di vita errante e ancora non comunitario (sparsi), sia con i rifugi naturali elencati subito dopo nel corso del paragrafo. Sempre sulla base di tale tradizione in Isid. orig. 15,2,6 si propone di emendare naturali sollertia speluncis silvestribus tegumentis relictis tuguria sibi.
“Esalare l’anima”: da Omero a Seneca, tra letteratura e filosofia
nel secondo coro di TRD si possono individuare tracce di concezioni epicuree attinte da Lucr. III e una probabile eco di Hor. Carm. III,30,6-7, ma soprattutto l’impiego di un fortunato motivo omerico, la fuoriuscita dell’anima dal corpo, un’immagine usata non per esprimere la sopravvivenza dell’anima dopo la morte, ma la sua vanificazione nel nulla.