Il motore di ricerca degli studiosi di Seneca
Parole chiave: Esegesi
Anche antropologica, narratologica e relativa alla cultura materiale; commenti ai testi
The nurse as a plot-maker in Seneca’s Phaedra
in PHD è evidente il ruolo metateatrale rivestito dalla nutrice che diventa artefice dell’azione scenica al pari del servo plautino, pur rivolgendola alla catastrofe richiesta dal genere tragico; la nutrice come il servo comico cerca di favorire la padrona e poi di proteggerne la reputazione, ma non riesce né a convincere Ippolito, né a gestire gli imprevisti (quali l’arrivo di Teseo), né a preservare la padrona dalla rovina: a differenza dei callidi servi è incapace di controllare la situazione, ma la sua responsabilità nelle vicende della trama scagiona in parte Fedra rispetto alla tragedia euripidea; status quaestionis del metateatro in Seneca tragico
Seneca on Society. A Guide to De Beneficiis
si delinea anzitutto il diverso modo di affrontare la questione sui benefici in Cicerone e in S., in dipendenza dalle differenti condizioni politico-sociali, in cui i due vivono; di qui l’ipotesi che S. adatti il codice di comportamenti del dare/ricevere i benefici al nuovo contesto politico, dominato dai principes; la scelta del titolo “De beneficiis” s’inquadra nell’ottica parenetica sottesa all’opera, in cui il ruolo del benefattore spesso riceve maggiori attenzioni rispetto a quello del beneficato (in riferimento al quale si usa il termine gratia); S. struttura i sette libri dell’opera (1-4; 5-7) anche in ordine a una strategia pedagogica che, muovendo da ammonimenti di carattere generale, approda a più profondi dogmi filosofici, accessibili solo a chi abbia già compiuto significativi passi in avanti nel suo profectus etico.
Una nota su Sen. Epist. 114,2: tra forma, contenuto, stile e ethos
la presenza di una rara clausola didattilica in PST 114,2 e 100,4, luoghi affini per le tematiche stilistiche trattate, convive con altre corrispondenze formali e contenutistiche
La reception latine des Présocratiques: Sénèque et Héraclite
dietro alla citazione eraclitea di PST 58, 12 “in idem flumen bis descendimus et non descendimus” si scorge un’interpretazione in chiave platonizzante da parte di S., e si ipotizza a maggior ragione un’influenza di Eraclito su Platone e la tradizione a lui successiva.
Due casi di (possibili) presenze in Seneca: Ascanio e Catone il Censore
l’adulescens di PRV 2,8 condivide qualche tratto con le rappresentazioni di Ascanio in alcuni versi virgiliani noti al filosofo e utilizzati in contesti tra loro simili; in PST 87,41 si possono riscontrare affinità con la contio tenuta da Catone il Censore a favore della lex Oppia riportata in Liv. 34,3-4
Problemi colometrici negli anapesti senecani e «sense-correspondence». L’esempio di Thyestes 938-956
difesa dell’analisi delle monodie anapestiche senecane mediante il criterio della corrispondenza fra unità metrica, contenuto e sintassi; status quaestionis sull’uso della “sense-correspondance” per l’edizione del testo di TRG, con particolare attenzione all’uso fattone da Fitch (cfr. 2004.12; 2004. 46; 2004.95); indagine sull’applicazione dei criteri di Fitch a THS 942-956: la sua proposta di riconoscere varie monodie nella sequenza metrica (contro Zwierlein, cfr. 1986.8 ; 1986.86) introduce una frammentazione del ritmo più confacente a esprimere l’emotività del monologo di Tieste; tavola comparativa di Zwierlein e Fitch per THS 938-956
Dall’imitazione al sovvertimento della natura: le arti culinarie in Sen. Epist. 90 e 95
ricorrendo al linguaggio del metabolismo nel descrivere tanto le origini della panificazione (PST 90) quanto le degenerazioni dell’arte culinaria sua contemporanea (PST 95), Seneca potrebbe voler confermare la sua teoria per cui il germe della corruzione morale è insito nelle tecniche fin dalla loro nascita