Il motore di ricerca degli studiosi di Seneca
Autore: Torre, Chiara
Da Seneca a Martino di Braga (De ira I,1,4)
L’analisi dell’incipit del De ira di Martino di Braga, confrontato con i ritratti dell’irato presenti nell’omonimo trattato senecano, e in particolare con IRA I,1,4, dimostra che la convergenza tra le tradizioni manoscritte, pur essendo contestate da molti editori, possono sostenersi a vicenda
Il banchetto di luxuria nell’opera in prosa di Seneca
il tema del banchetto della luxuria e il motivo degli “antipodi morali” nell’opera in prosa di S. denunciano un mondo alla rovescia, promosso e dominato dalla figura del tiranno; interpretazione del banchetto della luxuria come sede di un sapere conoscitivo e morale che rappresenta l’allucinante contraffazione di quello del saggio
Il cavallo immagine del sapiens in Seneca
il campo metaforico del cavallo: immagini di cavalli scatenati e indomiti, che il sapiens deve domare; cavalli di miglior indole, da addestrare; il sapiens formato è uno stupendo esemplare di cavallo: unica immagine animale del saggio in S.
In primum Tiberii Caesaris principatum iuventae tempus inciderat: note senecane sulla cultura filosofica di età tiberiana
rilettura di PST 108 dalla quale si può tratteggiare il contesto culturale dell’età tiberiana in cui a Roma furono posti i fondamenti per una philosophia togata di ispirazione pitagorica che ebbero un ruolo anche nell’educazione di S.
La concezione senecana del sapiens: le metamorfosi animali
metafore, similitudini ed exempla che mettono il saggio in relazione con il mondo animale: il saggio cacciatore e la caccia del falso sapiente; il tiranno fera che si riflette nella società, la quale ne assume le sembianze, e soprattutto nei suoi satelliti; le fiere-adfectus e la fiera Fortuna; metafore belluine del male e l’incanto orfico operato dal sapiens; anche il sapiens è rappresentato come fera e viene cacciato; l’immagine del serpente, del cane, dell’animale nella tana, dell’insetto, delle api; immagini chiaramente connotate, ma molto ambigue, veicolo di emozioni opposte; il sapiens animale igneo; il sapiens fenice
Martino Di Braga, “De ira”: un testimone indiretto per il “De ira” di Seneca
Constatata la negligenza da parte degli studiosi senecani della tradizione medievale indiretta dei DLG di S. e la superficialità con cui negli studi più recenti si utilizza il testo di Martino di Braga per emendare IRA, l’A. procede con lo studio, che si articola in due momenti: 1. una rassegna valutativa dei lavori (edizioni e commenti) che hanno usato l’epitome martiniana per la critica testuale di IRA; 2. un censimento dei loci di IRA per cui sono stati proposti in passato raffronti con l’epitome di Martino di Braga, censimento in cui si discute delle lectiones martiniane per stabilire se e in quali di esse si possano riconoscere varianti al testo di S., attraverso il criterio filologico dell’esclusione di errori nella tradizione dell’epitome e di modificazioni volontarie dell’epitomatore. In conclusione l’A. offre un’indicazione per indagini future sottolineando la possibilità di utilizzare l’epitome come testimone indiretto di IRA anche indipendentemente dalla tradizione diretta
Seneca tragico vs. Seneca filosofo. Nuovi approcci a una vecchia querelle
l’insegnamento filosofico di Seneca e la sua produzione drammatica possono essere conciliati al di là dei contrasti tra le posizioni dei separatisti e degli unitari: in conformità con il principio aristotelico di integrazione tra conoscenza ed emozioni, le tragedie senecane mirano ad un piacere cognitivo della mimesi tragica, che può avvenire su tre livelli di percezione. Presenze aristoteliche sono individuabili anche nel prologo di THS, mentre la quarta ode corale segna un punto di rottura con il teatro classico, dal momento che il coro rinuncia di illustrare l’intreccio della vicenda, immergendosi nel buio che essa ispira.