Il motore di ricerca degli studiosi di Seneca
Autore: Garbarino, Giovanna
A proposito del prologo della “Fedra” di Seneca
osservazioni sull’introduzione di C. De Meo a PHD (1978.11), in cui è affrontato il problema della genesi e del significato del prologo nel suo insieme e nel complesso della tragedia; proposta di interpretazione del personaggio di Ippolito sia in chiave filosofico-morale, sia esistenziale: egli appare estraneo al mondo degli uomini, chiuso nella sfera di una natura selvaggia e extra-umana
Coerenza drammatica e “tragedia retorica”; le scene iniziali dell’Agamennone di Seneca
critiche tradizionali rivolte a TRG; confronto tra l’intreccio di GMM e quello di Aes. A.; i difetti di S.: spazio concesso a elementi senza funzionalità drammatica (esempio del messaggero che racconta il naufragio della flotta greca) e bruschi passaggi da una fase all’altra dell’azione (esempio delle due scene successive Clitemnestra-nutrice, Clitemnestra-Egisto, GMM 108-309); rassegna delle interpretazioni date dagli studiosi; analisi delle due scene prescindendo da criteri esterni al testo; uso dell’antitesi sul piano dell’espressione e dell’invenzione, allo scopo di colpire gli spettatori; il rapporto antitetico tra successivi momenti dell’azione ha lo scopo di raggiungere l’effetto “patetico”; discontinuità dell’azione e continuità del discorso (con riprese tematiche e lessicali) e dei personaggi in quanto portatori di temi
Il tempo in Seneca
S. condanna l’uomo che resta in attesa del domani; uso retto del tempo in vista del telos, cioè della virtù; analisi di passato, futuro e presente
Lezioni su Seneca, in Per l’aggiornamento degli Insegnanti. Lezioni di un corso
il tema del tempo in S.: tempo fisico e metafisico; tempo della vita; tripartizione del tempo; il tema della morte: filosofia come meditatio mortis; morte come liberazione; suicidio come suprema scelta di libertà; il problema dell’aldilà; il pianto per la morte di una persona cara; la carriera politica di S.: l’attesa; la collaborazione con il potere; il ritiro; cenni di bibliografia generale
Lo stile del filosofo secondo Seneca: una rilettura dell’epistola 100
La lettera 100, in cui Seneca discute lo stile di Papirio Fabiano, uno dei suoi maestri, rappresenta una sorta di ‘drammatizzazione’ delle idee del filosofo: le osservazioni e le critiche attribuite al destinatario Lucilio esprimono in effetti, come emerge dal confronto con altri testi e con lo stesso stile dell’autore, l’autentica posizione senecana.
Secum peregrinari: il tema del viaggio in Seneca
significati del tema del viaggio nel quadro generale del pensiero di S.: I. Viaggio come rischio e trasgressione: viaggio per mare come metafora della vita umana, condanna delle motivazioni che spingono gli uomini ad affrontare lunghe peregrinazioni (avidità di ricchezze e sete di potere in NTR V, 18, 6-8; exempla storici di Serse, Alessandro e Crasso in NTR V, 18, 10; Cambise in IRA III, 20, 1-4, Filippo in NTR V, 15, 1 e Pompeo in PST 94, 64), viaggio per mare anche come trasgressione di regole imposte dalla divinità o dalla natura (hybris degli Argonauti in MED 301-379 e di Alessandro in PST 119, 7-8; al contrario, in PST 4, 10-11, il sapiente si contiene entro i limiti stabiliti dalla natura); II. Viaggio come evasione: movente moralmente negativo, in quanto fuga da se stessi, sintomo di levitas (TRN 2, 13-15; PST 2, 1-2; 28, 1-5; 104, 6-8. 13. 15-16); III. Viaggio come scoperta, come allargamento dei propri orizzonti conoscitivi (OTI 5, 1-3. 5; PST 65, 16-18); IV. I viaggi di S. e di Lucilio, occasioni di arricchimento e di maturazione personale (PST 51; 53; 55; 57; 79; 84; 86; 87; 104; 123); V. I viaggi dell’animus: le verità naturali più importanti e più alte non si acquisiscono attraverso l’esperienza diretta dei fenomeni, ma attraverso il ripiegamento in se stessi (NTR I, praef. 1-3. 6-7; VII, 29, 3. 30, 3-4; TRN 14, 2; PST 8, 1; 9, 16); la sapienza stoica è statica; fiducia nella ratio che può trascendere i limiti spaziali e temporali propri della condizione umana (BNF VII, 3, 3).
Verba poetica in prosa nella teoria retorica da Cicerone a Quintiliano
utilizzazione di procedimenti poetici in prosa nell’ambito dell’electio verborum; confronto tra le posizioni di Cicerone e Quintiliano; polemica di Quintiliano sullo “stile moderno” di S.; posizione di S. (pp. 217-235): rivendicazione del diritto di usare con una certa libertà i mezzi dell’ornatus, evitando gli eccessi (stile lezioso e affettato di Mecenate); funzione non ornamentale, ma psicagogica dei procedimenti poetici in prosa, non solo nell’ambito dell’oratoria, ma anche nell’ambito della filosofia; affinità tra le posizioni di S. e quelle dell’Autore del trattato Sul sublime (cap. 15)
Viaggi in capo al mondo da Catullo a Seneca
Analisi di passi di diversi autori (in particolare Catullo, Properzio, Orazio, Seneca) relativi al viaggio ai confini del mondo: per Seneca, il passo della Medea in cui si parla di una spedizione al di là della mitica Thule viene interpretato non tanto come exemplum di sovversione dei limiti naturali, quanto come allusione alla contemporanea conquista della Britannia da parte dell’imperatore Claudio, già elogiata nella Consolatio ad Polybium