Il motore di ricerca degli studiosi di Seneca
Autore: Degl'innocenti Pierini, Rita
“Effetto Argo”: in viaggio con la mitica nave da Accio a Draconzio
“Vivi nascosto”: riflessi di un tema epicureo in Orazio, Ovidio, Seneca
Studio dei passi contenenti il principio del vivere nascosto: Hor., ep. I, 17, 10; 18, 102 (tema dei rap-porti con il potere); Ov., trist. III, 4, 25 (critica della contraddizione oraziana tra aurea mediocritas e scelta perso-nale); S. (polemica del saggio stoico contro la vita ritirata); probabile paternità senecana di PRG 407 e 408 R.
“Fecimus caelum nocens”. Una lettura dell’“Oedipus” di Seneca
lettura di DPS con particolare attenzione al prologo e all’epilogo
«La cenere dei vivi». Topoi epigrafici e motivi sepolcrali applicati all’esule (da Ovidio agli epigrammi “senecani”)
Anfione e Zeto in Seneca Oed. 609ss. (con una postilla sull’« Antiopa » di Pacuvio, vv. 12-14 R.3)
Anfione e Zeto in DPS; il modello letterario di Prop. 3, 15; le due scelte di vita antitetiche, rappresentate dai due gemelli del passo , cooperanti a consolare ed aiutare la madre erano un topos diffuso, di cui si trova traccia anche in Pacuvio
Aurea mediocritas. La morale oraziana nei cori delle tragedie di Seneca
Presenza oraziana nella genesi della poesia corale di S.; funzione di difesa degli ideali di vita semplice e nascosta svolta dal coro in TRG relative al motivo del potere; prevalenza del tema della paura in TRG; analisi di alcuni cori contenenti motivi oraziani (THS 336-403; HFU 125-201; MED 301-379; GMM 57-107): presenza di ambiti metaforici oraziani, ma radicalizzazione della concezione oraziana della mediocritas; ortodossa formulazione dell’ideale oraziano solo in DPS 882-910 e HOE 604-705
Caligola come Fetonte (Sen. Ad Pol. 17, 3)
interpretazione di imperium adustum in PLB 17, 3: topos stoico del tiranno; travestimento mitologico; identificazione di Caligola con Fetonte
Catone e un’eco ovidiana (met. VIII, 185 s.) in Seneca (prov. 2, 10)
A partire da Renata Roncali (1997, 181), l’a. si sofferma su met. VIII 183 ss., in cui Minosse è presentato come signore assoluto che impedisce all’artifex esule di tornare ad Atene. Il confronto tra la variante attestata in clausola al v. 186 et licet armis e PRV 2, 9-10, in cui Seneca rappresenta Catone l’Uticense che esprime il suo rifiuto del compromesso col despota, nonché con PRV 5,10-11, dove Seneca ricorda il racconto ovidiano di Fetonte introducendo una variante non attestata altrove, inducono l’a. a sostenere la variante e a concludere che dietro la figura antitirannica di Dedalo si intravede un’allusione a Catone l’Uticense
Diversa per aequora. Il viaggio dell’esule
Due note al testo della Consolatio ad Polybium di Seneca (9, 8-9)
contro L.D. Reynolds mantenere in PLB 9, 8 il tradito non perdidit lucem frater tuus sed securiorem sortitus est ed in 9, 9 est, mihi crede, magna felicitas in ipsa felicitate moriendi; analisi di loci paralleli di S. e non
Echi delle elegie ovidiane dall’esilio nelle Consolationes ad Helviam e ad Polybium di Seneca
HLV e PLB testimoniano la conoscenza, mai espressamente dichiarata, della poesia ovidiana dell’esilio da parte di S.; analisi dell’atteggiamento psicologico del filosofo nei confronti del confino
Finale di tragedia: il destino di Ippolito dalla Grecia a Roma
Analisi della parte finale di PHD, relativamente alla parte della morte di Ippolito; esame delle divaricazioni più notevoli tra l’Ippolito euripideo e il finale di tragedia di S.: mentre la lysis euripidea ha una funzione distensiva dopo il trauma del riconoscimento, in S. la sezione si trasforma in un prolungato rito funebre, che perpetua il dolore in modo crudele e privo di pietas; il motivo dello scempio del cadavere si ritrova in Leucippe e Clitofonte di Achille Tazio (morte di Caricle) e nel XV libro delle Metamorfosi di Ovidio (Ippolito-Virbio); lo sparagmós di Ippolito ha un precedente nelle Baccanti di Euripide. L’A. non esclude la possibilità di una fonte diretta greca perduta alla base della PHD, oppure di un intermediario latino come Accio; afferma però che S. risente anche della familiarità dei Latini con le descrizioni ricche di pathos e con l’immaginario collettivo del presente legato alle guerre civili. Inoltre sottolinea l’importanza dell’antiteismo della tragedia di S. e la sua differenza dall’Ippolito euripideo: in S. il gesto paterno della ricomposizione delle membra sembra destinato a perpetuare la ricerca della pacificazione interna del personaggio
Il cielo e il soffitto. Speculazione filosofica e realtà romana nell’epistola 90 di Seneca
L’invito alla contemplazione e la critica al lusso nell’epistola 90 di Seneca sono radicati nella realtà romana del tempo, in particolare nella contrapposizione fra dimore primitive e lusso contemporaneo, e dunque fra la contemplazione del cielo e quella dei soffitti a cassettoni. Seneca rappresenta fedelmente i palazzi di allora (forse addirittura la Domus aurea), con sapiente uso dell’allusione letteraria (le abitazioni umili sono descritte nel § 10 riecheggiando l’episodio ovidiano di Filemone e Bauci, met. 8, 632-636: 644-646; le bellezze del cielo sono definite nel § 43 “sparsa miracula” come in Ov. met. 2, 193)
Il tema dell’esilio nelle tragedie di Seneca. Autobiografia, meditazione filosofica, modelli letterari nel Thyestes e nell’Oedipus
la concezione dell’esilio nella filosofia greca e nella tragedia romana arcaica; l’esilio in S. ha una valenza positiva come elemento di opposizione rispetto alla tirannia; l’esiliato è analogo al sapiens stoico
In angulo defixus; Seneca e l’emarginazione dell’esilio
l’impiego ed il valore del termine angulus in S.; le sue connotazioni filosofiche; il tema dell’emarginazione e dell’esilio
In nome della madre. Pathos tragico e retorica degli affetti nella Consolatio ad Helviam matrem di Seneca
il confronto tra HLV e Cicerone, Euripide, Livio, Lucano, Ovidio, Plinio il Vecchio e Valerio Massimo permette di rilevare che nello stoico S., non diversamente da Cicerone e Ovidio, è presente la tendenza a rappresentarsi con caratteri da eroe tragico della sofferenza, vittima della crudeltà del destino