Il motore di ricerca degli studiosi di Seneca
Autore: Citroni Marchetti, Sandra
Due echi latini della Medea di Euripide. II Seneca, De ira III 41 e Eur. Medea 214 ss. La suggestione del personaggio tragico nell’analisi filosofica della passione
la ripresa in IRA III, 41 della terminologia di Eur. Med. 214, pur implicando un fondo di sentenziosità, è dovuta alla suggestione della psicologia di Medea, che, appoggiandosi all’opinione comune sulla vendetta, arriva a compiere uno scelus empio
Il sapiens in pericolo: psicologia del rapporto con gli altri, da Cicerone a Marco Aurelio
studio dei processi psicologici attraverso i quali il filosofo si misura con la realtà intorno a lui e con la propria filosofia; l’idealizzazione di sé e il rapporto con gli altri in Cicerone, S., Epitteto e Marco Aurelio; relativamente a S. (pp. 4562-4574): il modello del sapiens nella quotidianità romana: la psicologia del sapiens (cf. CNS e PRV); la spersonalizzazione del sapiens, modello umano assoluto; piena coincidenza del sapiens con se stesso: ogni suo gesto è frutto d’assenso ed è contemplato in quanto virtù propria; inadeguatezza dell’uomo rispetto a tale modello; autoperfezionamento consistente nella scelta di un modello di sapiens a cui fare riferimento; valore esemplare della devotio di Decio (cf. PST 67, 9-10); capacità di affrontare libenter pericoli per gli altri (cf. PST 76, 27-28); l’incontro con l’altro nelle occasioni della vita sociale: incontro inteso come fonte di pericolo (PST 103); il beneficio e la gratitudine (BNF); contrasto tra parola e azioni (cf. VTB 17, 1; 18, 1); distinzione tra sapiens e studiosus sapientiae (VTB 24, 4); l’adulazione in NTR VIII (IV A), praef.
Iuvare mortalem. L’ideale programmatico della Naturalis Historia di Plinio nei rapporti con il moralismo stoico-diatribico
Plinio il Vecchio è segnato dal moralismo retorico e stoico della sua epoca, ma si distanzia dalla corrente rappresentata da S.; sua opposizione al rigore con cui gli storici trascurano i bisogni fisici dell’uomo
La veglia e il dipinto: i modelli culturali del programma di laboriosità di Plinio il Vecchio
Studio sull’epistola dedicatoria della Naturalis Historia di Plinio il Vecchio: 1 il motivo del ‘non dormire’ come programma di scrittura e di vita, 2 il motivo della composizione letteraria come lavoro mai finito. 1 è un motivo letterario, per cui Plinio si rifà, più che ad autori che presentano la veglia come sinonimo di diligenza e accuratezza nel comporre (Callimaco, Cicerone, Ciris, Stazio, Lucrezio, Cinna), a S., che presenta la composizione notturna come fatica e mancanza di accuratezza (NTR, PST); ma Plinio considera di utilità agli altri soprattutto il lavoro diurno, che si prolunga nello studio notturno, mentre per S. l’utilità risiede soltanto nello studio, a discapito delle altre attività; un’altra fonte letteraria importante, di tipo politico, è il VII libro delle Leggi di Platone (analisi di somiglianze e differenze). 2 la composizione letteraria come lavoro mai finito è paragonata alla pittura (i pittori non considerano mai finiti i propri dipinti): ciò si collega con la concezione, basilare nella Naturalis Historia, dell’attività come cura incessante; analisi delle fonti (le Leggi di Platone e il De republica di Cicerone)