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Venit ad pigros cana senectus (Sen. Herc. F. 198). Un motivo dei cori senecani tra filosofia ed attualità
influsso della morale oraziana sui cori (confronto tra HFU 125-201 e Hor. carm. I, 1 e III, 29); presenza dei temi epicurei della mediocritas e dell’angulus nel coro di HFU; divario con Orazio, invece, circa la valutazione della senectus (ars 169-174); influsso su S. della tradizione filosofica (Cic. sen.; Plat. re p. 328d; PST 12; 26, 2; 30, 7. 12; 58, 32; 61; 76, 3; 104, 2-4; 107, 3; VTB 58, 32); divario ideologico anche rispetto alla valutazione della vecchiaia espressa nel dramma attico (cf. esecrazione della vecchiaia da parte del coro di Eur. H.F. 637 ss.); analisi di HFU 198 (Venit ad pigros cana senectus) che viene messo in relazione con il fr. 369 N2 dell’Eretteo e con Tib. I, 10 per l’ansia di pace espressa; contrapposizione tra l’attivismo al limite della hybris di Ercole e l’etica della mediocritas (cf. PST 19 sull’otium); accezione positiva dell’aggettivo piger; S. propone il tema della scelta di vita in termini “attuali”, facendo allusione alla realtà contemporanea e alla sua esperienza; la vecchiaia è un “privilegio” concesso a pochi; elogio della vecchiaia dettato da motivi filosofici, ma anche finalizzato a denunciare i tempi difficili in cui S. vive; anacronia dei cori rispetto all’azione